Prima stanza
Fresch’acque e chiare più tra tutte l’onde
Sotto propitio e favorevol cielo ,
Che pien di dolce affetto e pien di zelo ,
Dona a voi sole quel ch’ad altre asconde .
Quando le vostre sponde ,
Da l’alto albergo suo beato seno ,
Cinge d’aer sereno
Però da voi premute e da voi strette
Liete e spumose stann’amorosette.
Seconda stanza
Ma per più ispiegar gli ampli favori
E rendervi pacat’il freddo inverno ,
Vi dona un Duce che ,di fama eterno .
Fa mai sempre regnar staggion di fiori .
E s’ode dentr’e fuori
Dal Borea a l’Austro , e a l’un’ e a l’altro corno
Cantar da ogn’intorno ,
E rissonar nel bel giardin del mondo
Il dolce stato vostr’almo e giocondo.
Terza stanza
Aventurose voi terre vicine
E felice acque , sott’il saggio Duce ,
Che’l perso secol d’or hor vi riduce ,
E guid’a santo e glorioso fine .
Però fredde pruine ,
Che’ l verno sparger suol di rea fortuna ,
Fuggon’ad un’ad una ,
E lascian l’acque e terre et aria insieme ,
Del Duce lor lodando il real seme.
Quarta Stanza
Ben capitata e tu ben posta valle
non ti lice bramar cos’alcuna
Poiché sì destra corri hora fortuna
E la sinistra ti volge le spalle
Qual per alpestre valle
Cespitando sen corr’e sen dilegua
E’i mesti vanni spiega
Et tu al mormorar delle fresch’onde
Godi nel tuo Signor aure gioconde.
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Quinta stanza
Le vostre vie , circonvicini monti ,
Non schiveran più mai le volgar genti ,
Ma con dolce aura d’amorosi venti
Verranno a goder voi , vostr’aria, e fonti .
E con pensieri pronti ,
Scorrendovi dal basso al mezz’intorno ,
Diran : “ Facciam soggiorno !”,
Lodando il ciel et il fatal destino ,
E’l gentil Duce lor Pallavicino.
Sesta stanza
Di dolci notti e d’amorosi accenti ,
Rissoneran le vostre chiare valli ,
Co’l mormorar de liquidi cristalli ;
Mossi da presti e velocetti venti
Quando l’allegre genti ,
Che godono con voi mirabil cura
Entro l’antiche mura ,
Ad Oratio , Signor del bello stato ,
Canteran tutti al dolce modo usato.
Settima stanza
Con acque , dunque , e terre e valli e monti
Di voi Signor Oratio , Oratio canto ,
Con questa Musa mia lontana tanto
Dai lachi Aonij e d’Elicona ai fonti .
Prendete i pensier pronti ,
Illustre padron mio , del vostr’ Oratio ,
Che di cantar mai satio
Da voi sen vien con la sua grata musa
Carica del suo dir di degna scusa .
Ottava e ultima stanza
Però canzon mia cara ,
Vattene allegra con gratioso stile
E con sembiante humile !
Mostra la voglia mia ! Mostra’l desio
C’ho di servir il tuo Signor e mio.
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